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Fabio Massimo Castaldo ha inviato un aggiornamento 5 anni, 9 mesi fa
Oggi è il 27 gennaio, e prima di ogni altra discussione politica, dobbiamo fermarci a ricordare.
Perché questa è la giornata in cui, 75 anni fa, le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio nazista di Auschwitz, i cui orrori sono noti ormai alla Storia: oggi è il giorno della Memoria.
Molti mi domandano: “ma a cosa serve ricordare”?
Non è facile rispondere a questa domanda, ma ci voglio provare.
L’olocausto della II guerra mondiale, terminato appunto 75 anni fa, può sembrare ai più qualcosa di lontano e di passato. Potrebbe erroneamente sembrare a qualcuno che si tratti di un nefasto evento storico come tanti altri, ma non è così.
Anzitutto, non è un evento “passato” o “terminato” 75 anni fa: ancora oggi, nel 2020, in varie parti del Mondo, sono in piedi dei campi di concentramento. Ve ne sono in Corea del Nord, circa una ventina, dove sono rinchiusi i prigionieri politici (senza un processo e senza una data di uscita): schiavi denutriti che spaccano rocce dalle 4 di mattina alle 8 di sera, e dormono su assi di di legno in baracche non riscaldate, in cui la temperatura di inverno tocca i -20 gradi.
Ve ne sono anche in Cina, i cosiddetti Laogai, dove i prigionieri (politici, appartenenti magari a minoranze etniche come tibetani, mongoli o uiguri) lavorano 18 ore al giorno a ritmi disumani. Si stima l’esistenza di 1045 Laogai con 8 milioni di prigionieri all’interno.
Tutto questo lo dico non per mettere in atto un paragone, il quale sarebbe ovviamente poco sensato, ma per spiegarvi un concetto: la Storia non è mai “passata” o “terminata”, e per questo occorre la “Memoria”. La Memoria ci serve per ricordare che, tra il 1933 e il 1945, le vittime dell’Olocausto sono stati tra i 15 e i 17 milioni. Si parla di persone, uomini, donne e soprattutto tantissimi bambini: anime umane che non avevano altre colpe se non quella di essere nati nel periodo storico più buio dell’umanità.
E noi dobbiamo tenere a mente quello sterminio come se fosse accaduto ieri, perché la conoscenza e il sapere sono le uniche armi più forti dell’odio e dell’intolleranza.
Vi basti pensare che, proprio durante la II guerra mondiale, Adolf Hitler non consentiva a nessuno di parlare di genocidio e di campi di sterminio.
Hitler decretò che “la Cancelleria del Führer non deve in nessuna circostanza risultare parte attiva in questa materia”, e l’11 luglio 1943 Martin Bormann ricevette una direttiva confidenziale dalla Cancelleria che imponeva di non usare le espressioni “soluzione finale” o “trattamento speciale” ma solo di “ebrei mandati a lavorare” all’est. Capite su cosa poggiava l’orrenda macchina della morte nazista?
La memoria non significa solo sapere cosa sia accaduto 75 anni fa, ma significa saper spiegare il perché. Significa che dobbiamo leggere, studiare e ricordare sempre: dobbiamo ascoltare le testimonianze, e capire bene che in quei campi hanno perso la vita persone come noi, come il nostro vicino o il nostro migliore amico.
Primo Levi diceva “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”: in quella conoscenza è necessario rifugiarsi, proprio oggi, proprio in Italia, affinché quegli orrori rimangano solo nei libri di storia, e spariscano per sempre dalla faccia della Terra.

