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  • Fabio Massimo Castaldo ha inviato un aggiornamento 2 anni, 8 mesi fa

    Fabio Massimo Castaldo

    Oggi ricordiamo con profonda commozione l’immane tragedia delle Foibe, una ferita ancora sanguinante ma troppo a lungo trascurata e dimenticata dal nostro Paese, un massacro in cui persero la vita tra i 3mila e i 5mila nostri connazionali.
    La colpa delle vittime? Nella grande maggioranza dei casi semplicemente essere italiane. A questa sistematica persecuzione si aggiunse l’esodo Giuliano-Dalmata-Fiumano, durante il quale tra i 250mila e i 350mila cittadini di nazionalità italiana furono costretti a lasciare – alcuni per sempre! – la Venezia Giulia, l’Istria, il Quarnaro e la Dalmazia, sradicando così comunità, tradizioni, culture, in nome di un revanscismo cieco e spietato che non si limitò affatto a colpire solamente i responsabili degli efferati e atroci soprusi e dei tentativi violenti di italianizzazione forzata operati da parte dei fascisti, crimini ingiustificabili che condanno a gran voce con tutta la mia forza e che generarono odio e tensioni, ma che perseguiva piuttosto un disegno deliberato di annessione forzata di quelle terre. Intere città vennero spinte a essere sgomberate e finirono per essere ripopolate da persone che provenivano da altre aree, persino i cimiteri vennero distrutti per cancellare anche il ricordo di chi aveva vissuto lì per secoli.
    Il dramma non terminò purtroppo qui per i nostri esuli, troppo poco supportati e aiutati da un’Italia prostrata economicamente e socialmente dopo la follia dell’avventurismo bellicista fascista e la tragedia della seconda guerra mondiale: l’accoglienza fu del tutto insufficiente e vide episodi orribili come il cosiddetto “treno della vergogna” del 18 febbraio 1947, quando ferrovieri e militanti del PCI presero a sassate un convoglio pieno di esuli, tacciati tutti indiscriminatamente di essere fascisti (cosa del tutto falsa) e impedendo che potesse fermarsi per procedere con la distribuzione di pasti caldi a bambini e anziani. Addirittura del latte caldo per neonati venne rovesciato sui binari. A tanto arrivò la follia!
    Non ricordare doverosamente l’atrocità di quel periodo storico vorrebbe dire uccidere di nuovo e replicare le sofferenze delle vittime ancora una volta, perché i danni prodotti dal negazionismo si ripercuotono nella vita di ognuno di noi. Oggi dobbiamo continuare a lavorare alacremente per rafforzare i legami di fratellanza con i nostri amici e vicini sloveni e croati, per facilitare anche i risarcimenti di chi fu espropriato di tutto e il ritorno nei suoi luoghi natii di chi desidera riabbracciare le proprie radici. Ma senza educazione e senza memoria non può esserci futuro: comprendere e ricordare l’atrocità di ciò che è accaduto nel passato è l’unico antidoto all’odio e alla discriminazione del presente, che può tornare sotto diverse forme quando meno ce lo aspettiamo.
    Non abbassiamo la guardia e non dimentichiamolo mai!