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Fabio Massimo Castaldo ha inviato un aggiornamento 1 anno, 8 mesi fa
Fabio Massimo Castaldo
La scorsa notte i team negoziali del Parlamento Europeo, del Consiglio dell’UE e della Commissione Europea hanno raggiunto un accordo sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Un accordo, a mio avviso, nettamente al ribasso rispetto alla proposta originaria della Commissione.
Questo accordo migliora per certi versi le regole preesistenti, sospese durante la pandemia. Ad esempio, gli Stati Membri dovranno presentare alla Commissione i propri progetti di riforme e investimenti in unico piano, aspetto che creerà sicuramente un processo più coerente e snello dal punto di vista burocratico. Vengono inoltre confermate le disposizioni che permettono l’estensione del periodo di aggiustamento, previsto nel Piano, da quattro a sette anni, a fronte di investimenti e riforme. Ha vinto l’impostazione tedesca.
Ma la domanda sorge spontanea guardando il preoccupante quadro italiano: con quali risorse?
Se da un lato dobbiamo sottolineare la vittoria che il Parlamento Europeo ha ottenuto imponendo, rispetto al testo del Consiglio, l’esclusione dei cofinanziamenti dei programmi europei dal computo della spesa, dall’altro dobbiamo essere molto critici riguardo la reintroduzione di parametri numerici di riferimento sia per quanto riguarda il debito, sia il disavanzo. E questo è di gran lunga l’aspetto che desta più preoccupazione.
L’accordo recita che gli Stati Membri con un livello di debito superiore al 90% del PIL dovranno ridurre questo passivo dell’1% in media all’anno, ossia circa 28 miliardi di euro all’anno nel caso italiano, e mantenere il deficit al di sotto dell’1,5% per creare un cuscinetto utilizzabile in caso di crisi.
Lungi da me negare il fatto che l’Italia debba ridurre il proprio debito. Ma dobbiamo essere pragmatici nel farlo. Rientrare annualmente di una cifra del valore di una legge di bilancio, a mio avviso, è impraticabile.
Nell’attesa che il Parlamento in seduta plenaria e il Consiglio approvino definitivamente il testo, possiamo sicuramente trarre una conclusione: il Governo non è stato in grado di difendere i suoi interessi nazionali. La scarsa capacità di tessere alleanze in sede del Consiglio, con Francia e Germania a farla da padrone, si è rivelata fatale. Proprio per il bene dell’Italia, dobbiamo uscire dall’ottica tipicamente italiana del breve periodo, sempre alla ricerca del consenso per la prossima scadenza elettorale. Il Governo Meloni ha miseramente fallito.