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Sono Anna Di Gianantonio, insegnante e ricercatrice storica presso l’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione del Friuli Venezia Giulia. Ho lavorato ormai da molti anni e ho raccolto centinaia di testimonianze orali che riguardavano le classi popolari del mio territorio, Gorizia, Monfalcone e Trieste; in particolare ho studiato molto la storia delle donne al confine orientale d’Italia. Ho analizzato dunque il lavoro femminile, la vita quotidiana sotto il fascismo, la guerra e la Resistenza. I libri dedicati a questi temi sono Gorizia Operaia, ed. LEG; un saggio nel volume Operai, edizione Rosenberg e Sellier, L’Immaginario imprigionato, edito dal Consorzio Culturale Polivalente di Ronchi dei Legionari, Sarà ancora bello, edito dal Centro di ricerca storica e sociale “Leopoldo Gasparini, di Gradisca
In Friuli Venezia Giulia i problemi da studiare sono moltissimi, praticamente sconosciuti nel resto d’Italia, ma interessanti da affrontare. C’è intanto la questione del nazionalismo, di come cioè si sia sviluppato tra italiani e sloveni, in particolare dopo la Prima Guerra Mondiale, un conflitto così intenso da sfociare poi in eventi, come le foibe e l’esodo dall’Istria, che hanno pesantemente segnato la convivenza tra i popoli.
Al confine orientale la politica fascista ha assunto un particolare tratto razzista, per cui gli “s’ciavi” erano considerati razza inferire, l’Altro, anche da intellettuali illuminati come Scipio Slataper.
A Trieste, non a casa, Benito Mussolini promulga le leggi contro gli ebrei nel 1938 in una città in cui la sua politica riscuoteva un grande consenso.
Ho studiato poi la deportazione femminile, attraverso la vicenda di una partigiana, la prima staffetta partigiana d’Italia, Ondina Peteani, rinchiusa ad Auschwitz e poi attiva sino alla morte negli anni 2003.
Dal volume, scritto con Gianni Peteani “Ondina Peteani” edito da Mursia è stato tratto uno spettacolo teatrale fatto da Marta Cuscunà, dal titolo “E’ bello vivere liberi!” che ha ricevuto il premio Scenario per Ustica nel 2009.
L’aspetto interessante della vita di Ondina è la determinazione dei questa ragazza che ad appena sedici anni, nel 1941, decide di diventare la staffetta di Vinicio Fontanot, una delle più prestigiose figure di combattente partigiano delle nostre zone, e di vivere con lui la pericolosa avventura che la farà finire in carcere e poi nel lager.
I miei libri utilizzano – come dicevo – le testimonianze orali e per questo credo abbiano anche un buon livello di leggibilità. Le biografie e le storie personali inducono il lettore ad un processo di immedesimazione che la storiografia tradizionale non consente.
Le storie che racconto spesso vengono lette o recitate, perchè producono emozioni che stimolano al pensiero.
Così anche da Tutte le anime del mio corpo, edizioni Iacobelli, che racconta e contestualizza la vita di Maria Antonietta Moro è stato tratto un film dallo stesso titolo diretto da Erika Rossi ed uscito nel 2016. La storia di questa infermiera italiana che diventa informatrice dei servizi segreti sloveni di Tito e utilizza nell’ospedale di Gorizia sistemi poco ortodossi per far parlare malati e feriti nazisti, mette in discussione radicalmente l’idea che le donne abbiano un predisposizione naturale al lavoro di cura.
In questo breve testo affiora l’ipotesi che la nazionalità, letta da molti storici come un tratto quasi genetico, sia invece in una zona mistilingue come il Friuli, un tratto identitario che può essere scelto a seconda dei propri interessi o delle proprie scelte politiche.
Infine l’ultimo mio libro, scritto con Marco Puppini, Contro il fascismo, oltre ogni frontiera, edito da Kappa Vu parla della famiglia Fontanot e in particolare di quella parte che emigrò in Francia. E’ una storia poco conosciuta nel nostro paese: non si sa ad esempio che tutta la Resistenza venne fatta da lavoratori stranieri, mano d’opera immigrata, tra cui parecchi italiani. La storia dei Fontanot in Francia è una storia di lotta e di morte. Cadranno infatti tre giovani ragazzi, Nerone, Spartaco e Jacques Fontanot, insigniti dal governo francese di medaglia d’oro al valor militare. A loro è dedicato un monumento nella città di Nanterre. Il regista francese Robert Guédiguian ha diretto un film su questa vicenda, L’Armée du crime nel 2009. Il volume raccoglie la testimonianza dell’ultima superstite della famiglia, Nerina Fontanot, la quale nella lotta di liberazione in Francia perse appunto due fratelli ed un cugino.
E’ una storia europea, piena di viaggi, lotte e coraggio, fatta da giovani che non accettavano la dittatura e desideravano una vita libera e giusta.
Mi piace lavorare in gruppo, discutere con altri dei risultati della ricerca. Troverete sulle copertine dei libri gli altri autori che con me hanno collaborato. Ho la presunzione di pensare che i temi affrontati possano servire a comprendere meglio il presente che viviamo, le persone che ci hanno preceduto, i conflitti, le speranze e le gioie che li hanno animati.
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