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Amici di Giorgia Meloni ha inviato un aggiornamento 7 mesi, 2 settimane fa
Giorgia Meloni
La mia intervista al Corriere della Sera ⤵️
Erano passaggi difficili, in un momento internazionale tesissimo. Ha ricevuto più complimenti che critiche, non le basta?
✒️ «Io credo che quello che serva in questo momento di enormi cambiamenti mondiali sia la capacità di mettersi in discussione, di capire, di trattare. E di studiare. Lo faccio continuamente, perché tutto intorno a noi è in movimento frenetico e non ci si può far trovare impreparati. Leggo semplificazioni banali, analisi surreali, rispetto a un contesto che sta mettendo in discussione tutte le certezze che avevamo. E la cosa davvero difficile, per chi si trova al mio posto, è che qualsiasi cosa accada, in qualsiasi parte del mondo, ha un impatto anche su di noi. Leggo sulla stampa di molte cose che mi preoccuperebbero, ma la verità è che le mie preoccupazioni viaggiano spesso a un altro livello rispetto al dibattito politico italiano. Se non capisci, se non ti prepari, sbagli. E se sbagli non sarai solo tu a pagarne il prezzo».
Allora cominciamo dalle note dolenti. Alcuni osservatori sostengono che lei, padrona di casa, avrebbe potuto fare di più avendo tutti i leader mondiali a Roma. Un vertice, un meeting, o anche solo fissare un appuntamento per trovare un accordo tra Usa e Ue.
✒️ «La verità è che non ho mai considerato i funerali del Papa un’occasione per mettere assieme questo o quell’altro leader. Non avrei mai voluto passaggi o vertici politici che avrebbero distolto l’attenzione da quello che era un evento importantissimo per la comunità cristiana e cattolica, e per tutto il mondo».
Un incontro in realtà c’è stato, a due, nella basilica di San Pietro: Trump e Zelensky uno di fronte all’altro. Lei dov’era?
✒️ «Non sarei mai stata lì. Non c’entravamo noi altri leader, non so se qualcuno ha pensato di doverci essere, ma io no. Credo sia stato un momento bellissimo, e a quanto mi è stato detto dai protagonisti potrebbe anche aver rappresentato un punto di svolta. Forse l’ultimo regalo di Papa Francesco a noi tutti. Penso che meritasse un funerale imponente e senza alcun intoppo, come è stato, e penso che in quel faccia a faccia ci fosse, non so come dirlo… Il suo spirito».
Comunque di incontro tra Usa e Unione Europea si parla, dopo i funerali sembra anche più vicino. Lei sta lavorando per questo, anche con le sue telefonate a Ursula von der Leyen?
✒️ «Quello che penso l’ho detto a Trump e ai leader che incontro e che ho incontrato anche in questi giorni: è necessario rinsaldare l’Alleanza atlantica non solo militarmente, e in questo dico che è giusto che l’Europa contribuisca in maniera più marcata alla propria sicurezza, perché o ci si difende anche da soli o non si può pensare di essere al sicuro in un mondo che cambia a velocità vertiginosa. E penso che serva riavvicinare Usa e Ue, anche perché nel frattempo altre potenze si stanno facendo avanti per prevalere negli equilibri mondiali, e non credo convenga né all’Europa né agli Usa che accada».
È quello che ha detto a Trump nel suo incontro alla Casa Bianca?
✒️ «È stato un confronto franco e a tutto campo. Non c’è dubbio che i nostri rapporti personali siano molto buoni, questo sicuramente ha facilitato le cose. Siamo due leader che si rispettano e si capiscono, anche quando non sono completamente d’accordo. Posso dire che non è stato facilissimo affrontare il tema dei rapporti con l’Europa, e della convenienza reciproca nel tenere i rapporti saldi, perché l’immagine che prevale è quella di un’Unione Europea come blocco consolidato di burocrazie. Ci sarà molto da lavorare su questo».
È in questo che consiste la sua mediazione?
✒️ «Penso che sia nella vocazione dell’Italia lavorare per avvicinare il più possibile le due sponde dell’Atlantico per rafforzare l’Occidente, inteso come civiltà e non come semplice spazio geografico o insieme di interessi. Non sarà facile, perché ci sono punti di vista differenti su alcune questioni, ma affrontando quelle questioni nel concreto penso che si possano fare importanti passi in avanti. Da tempo gli Usa lamentano un surplus commerciale europeo, ma va detto che esiste anche un surplus americano della bilancia dei servizi con l’Europa, oltre al fatto che gli europei investono negli Usa più di quanto loro facciano qui. Per questo sono convinta che un punto di incontro è possibile e necessario».
E qui veniamo al famoso incontro che potrebbe tenersi tra Trump e i vertici europei a Roma. Sono stati fatti passi avanti, ha avuto contatti positivi in questo senso?
✒️ «Penso che man mano che si lavora a livello tecnico per capire i margini di un possibile accordo, si avvicini anche la possibilità di un incontro politico».
Quindi pensa che si potrà arrivare a un risultato entro maggio, come si diceva, o non è ancora possibile mettere tutti attorno a un tavolo?
✒️ «Non abbiamo mai dato una data. Ci stiamo lavorando, ma ovviamente non dipende solo da noi. Perché gli incontri portino a risultati serve tempo, bisogna prepararli accuratamente, non devono essere formali, ma sostanziali. Oggi i tempi non sono ancora maturi. Certo, c’è la sospensione dei dazi di 90 giorni, ci sono scadenze, ma a me interessa portare a casa un accordo vero che serva all’Italia in primo luogo, come all’Europa e agli Usa. Senza fretta, ma ben fatto».
A Roma o a Bruxelles?
✒️ «Se Roma può essere la sede giusta perché il nostro Paese viene visto come amico e in qualche modo come sede sì europea ma non “controparte”, credo che sarà un grande riconoscimento. Ma anche se fosse altrove, a Bruxelles o ovunque — questo sì me lo concedo — qualche merito penso di poter dire che lo avrò avuto comunque».
Per l’amicizia con Trump, appunto. Non la imbarazza un po’ questo rapporto così stretto con un presidente che spacca in due non solo l’America ma il mondo?
✒️ «Anche di me si dice che spacco in due l’Italia, e non è vero. E a dirlo, guardi un po’, sono gli stessi le cui valutazioni trovo francamente superficiali e infantili».
A chi e a cosa si riferisce in particolare?
✒️ «Quando la leader del Pd dice che “Trump non può essere un nostro alleato”, cosa intende esattamente? Che rompiamo i rapporti di alleanza di 70 anni e usciamo dalla Nato? Perché capisco gli slogan, ma poi bisogna anche essere conseguenti. Io non penso che le nostre alleanze fondamentali con i Paesi partner cambino in base a chi vince le elezioni. Evidentemente la sinistra sì. E in fondo non mi stupisce: per noi l’interesse nazionale viene prima di ogni cosa, per altri prevale l’appartenenza ideologica».
Ma l’Italia ad esser filoamericana, oggi, che ci guadagna esattamente?
✒️ «Noi non siamo filoamericani, siamo parte dell’Occidente, che è un’altra cosa. I nostri imprenditori che investono con gli Usa lo fanno perché, come altri imprenditori europei, lo ritengono naturale. E noi li accompagniamo in questo percorso, sapendo che anche per le imprese americane è naturale investire da noi. E noi dobbiamo fare quello che possiamo per incentivare e favorire quegli investimenti. Per esempio, nella dichiarazione congiunta che abbiamo firmato con il presidente Trump si fa riferimento alla zona economica speciale che il governo italiano ha istituito nelle otto Regioni del Mezzogiorno, e che rende molto vantaggioso investire nel Sud Italia. Ma in ogni caso, io penso che la sfida posta dagli Stati Uniti possa essere anche per noi un’opportunità».
E quale opportunità sarebbe?
✒️ «Quella di metterci in discussione, di agire, di tornare al primato della politica, costringere l’Europa alla scossa della quale ha bisogno. Per troppi anni siamo stati seduti sulle nostre certezze, abbiamo legato le nostre imprese e i nostri tessuti produttivi con vincoli burocratici sempre più invasivi, abbiamo affrontato le transizioni con un approccio ideologico che non teneva conto della tenuta sociale, non siamo stati al passo sull’innovazione. Non possiamo più permettercelo. Da una grande sfida possono arrivare risultati insperabili. Sta a noi essere all’altezza del compito, stare al passo».
A dominare la scena internazionale è ancora la possibile trattativa di pace tra Russia e Ucraina. L’Italia in questo passaggio cruciale che ruolo ha?
✒️ «Quello che abbiamo avuto fin dall’inizio dell’aggressione russa: stare accanto all’Ucraina che, senza il sostegno Occidentale non avrebbe potuto difendere la propria libertà. Noi ora sosteniamo gli sforzi di Trump e siamo contenti che Zelensky si sia detto disponibile a un cessate il fuoco incondizionato, dimostrando che anche l’Ucraina vuole la pace. Ora è la Russia che deve dimostrare la stessa cosa. Perché la tregua di tre giorni annunciata da Putin per l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale è una cosa diversa, e decisamente insufficiente. E la pace dovrà essere giusta e duratura. Il che significa soprattutto solide garanzie di sicurezza. L’Italia ha da tempo fatto la sua proposta: serve una soluzione ispirata all’articolo 5 del Trattato di Washington, anche fuori dal Trattato Nato».
Su questo siete d’accordo tutti nella maggioranza? Perché dalle prese di posizione delle ultime settimane, dagli scontri tra Tajani e Salvini, non si direbbe.
✒️ «Ovviamente sì, siamo d’accordo, lo dimostrano i voti. Poi ciascuno usa accenti diversi, è naturale. Ma non ho mai avuto reali problemi in questo campo. E credo che il governo si stia muovendo in maniera più che soddisfacente, ognuno interpreta al meglio il suo ruolo».
Significa che il Primo Maggio si prenderà una giornata di riposo, come da tradizione dovrebbero fare i lavoratori?
✒️ «Mi piacerebbe. Ma in vista del Primo Maggio stiamo lavorando a qualcosa di estremamente importante per i lavoratori, cioè la loro sicurezza».
Come?
✒️ «Pensiamo a degli interventi concreti per la sicurezza sul lavoro, perché è inaccettabile che ogni giornata sia scandita da morti e infortuni. Metteremo a disposizione importanti risorse che intendiamo utilizzare confrontando le nostre proposte con quelle dei sindacati e delle associazioni datoriali. Valuteremo insieme cosa è più utile per la sicurezza dei lavoratori».
